Via Crucis Missionaria
La famiglia e la via della croce
Pregare la “via della croce” tra le mura di casa, lo facevano già i nostri vecchi con quei simpatici libricini devozionali che ci si tramandava di casa in casa. E nel cammino della croce ogni famiglia riscriveva la propria esperienza, spesso toccata dalla fatica e dalla sofferenza. Tutto diventava preghiera nella consapevolezza che la “misericordia” di Dio non è mai finita, non si consuma.
Riproporre questa preghiera in famiglia è una sfida. Sì, perché vuole aiutarci a condividere le piccole fatiche di ogni giorno, le croci che ciascuno custodisce nel suo silenzio, il desiderio che non venga meno la compagnia del mistero di Dio in quanto di più usuale e quotidiano c’è proprio come la “vita di famiglia”.
Può pregare per la famiglia la nonna, l’adolescente, lo zio; può pregare insieme l’intero nucleo familiare; può diventare preghiera anche quella del pianerottolo o del cortile, proprio per ridire la dimensione domestica della Chiesa.
Il “cammino della croce” è sempre attuale e percorre, talvolta indisturbato , le strade di metropoli e piccoli paesi di montagne. Quando incroci un volto, due occhi che ti interrogano, allora ti fermi e quel “Calvario” diventa anche tuo. Ecco la preghiera da condividere in famiglia, per portare dentro la propria casa ogni desiderio di bene, ogni possibilità di prossimità ai piccoli e agli ultimi. Proprio come Gesù.
Scegliamo un posto della casa dove la famiglia possa comodamente raccogliersi, oppure dove poter stare da soli serenamente. Magari un po’ di musica classica di sottofondo può creare un certo clima. Ascoltare la Parola, gustare il silenzio e, se si riesce, portare le sofferenze del mondo nella nostra casa: questa la preghiera. Condividere questa attenzione è un segno di missionarietà. E il mondo troverà spazio nel nostro cuore.
La preghiera inizia con il segno di croce, poi viene letta la Parola di Dio e la riflessione. Alla fine ciascuno è invitato a suggerire dei motivi di preghiera che verranno raccolti nel “Padre nostro”.
La cena
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli disse: Prendete, mangiatene tutti: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati.
Matteo 26,26-28
Una cena davvero “memorabile”! La cena della nuova Pasqua, la cena di Gesù e della sua famiglia, la chiesa. Oggi nel mondo intero è la stessa cena: Eucaristia. Cambiano la lingua, i canti, la gestualità, ma sulla mensa è lo stesso pane e lo stesso vino ed attorno alla mensa le stesse famiglie.
La tavola della nostra stessa casa diventa segno di un banchetto universale.
Il linguaggio, che tutti possono comprendere, è quello dell’amore e l’Eucaristia vive di questo intenso, vero, unico amore! E questo vale per tutti i popoli del mondo.
Rendi, Signore, Gesù, la nostra mensa segno di solidarietà!
La fatica
Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: “Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
Matteo 26,40-41
La vita di una famiglia non è sempre rose e fiori. Ci sono talvolta silenzi e lamenti, fatiche e sofferenze, poi si ritagliano spazi di serenità e di fiducia, vitalità e passione. Ogni famiglia ha la sua storia. Ognuno di noi ha la sua storia di fatiche, piccoli e grandi.
In Gesù nessuno rimane mai da solo. Anche la nostra famiglia non è mai abbandonata a sè stessa.
La forza di ogni famiglia è proprio in Gesù, in qualunque parte del mondo. E condividere questa forza è esperienza di fede.
Aiuta, Signore, la nostra famiglia e condividere le fatiche di ogni famiglia.
Il racconto
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”.
Matteo 27,1-4
Ovunque nel mondo si consumano tragedie e violenze. Talvolta sono calamità naturali, ma molto spesso nascono dal cuore dell’uomo e dal suo naturale egoismo. Cercare il bene, adoperarsi per il bene, impegnare tutte le proprie forze per tutto quello che è positivo è un dovere del cristiano. È così che il mondo può cambiare. È quello che la nostra famiglia è chiamata a costruire nella sua piccola storia: vivere relazioni che creino positività e futuro, serenità e fiducia.
Occorre l’impegno di tutti!
Insegna, Signore, alla nostra famiglia a cercare sempre il bene.
La morte
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.
Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Eli, Eli, lema sabactani?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “costui chiama Elia”.
E subito dopo uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!”. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Matteo 27,45-49
Un’esperienza che non vorremo mai vivere, ma la morte fa parte della vita e, talvolta, entra senza neppure chiedere permesso. E ci ritroviamo in silenzio. Non ci sono parole per aiutarci a capire, per spiegare anche a chi è più piccolo, c’è solamente una situazione da vivere ed un dolore da condividere. Occorre chiedere il dono di un cuore grande. Così si impara a fare della vita un capolavoro di carità e misericordia e persino la morte è disarmata dall’amore. Gesù ce lo insegna dalla croce e con lui tante e tante altre persone che oggi, nel mondo, continuano a sperimentare il dono della vita senza condizioni.
Illumina, Signore, la nostra casa nel momento della sofferenza.
L'attesa
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato.
Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria.
Matteo 27,57-61
Non è una favola quella di Gesù, ma una storia vera. Proprio per questo coinvolge la nostra famiglia e tutte le famiglie aiutandole a guardare avanti, a crescere nella speranza, a comunicare il dono della fede, a prendersi cura della vita e del futuro. C’è una forza capace di rotolare via qualsiasi pietra, una forza capace di vincere qualunque resistenza: la forza della fede, di invitare Gesù nella nostra casa, di abitare con lui il tempo ,le fatiche e le gioie.
La preghiera ci spinge verso la Resurrezione e ci fa desiderare tanto, tanto Gesù. È quello che vogliamo vivere nella Pasqua perché la nostra famiglia possa una piccola chiesa missionaria.
Rimani con noi, Signore, perché sei importante nella nostra casa.
Padre nostro…
Il cammino della croce, che abbiamo vissuto in famiglia, diventa un segno di solidarietà attraverso il sostegno a qualcuno che vive in difficoltà. Una “famiglia per la missione”… una famiglia aperta al mondo.