Storia per i Ragazzi in Quaresima 2011
Mercoledì delle Ceneri
L'Agnello di Giovanni
Il museo è una casa strana, che ha delle regole difficili da capire e tantissimi quadri alle pareti. Giovanna racconta delle storie incredibili: basta un ritratto e dentro ci sta tutta una vita! I ragazzi si guardano intorno e indicano i quadri che più li incuriosiscono. La piccola Anna, che adora gli animali, si ferma davanti a un quadretto: c’è un bambino che abbraccia un agnello. Si vedono solo i visi, come se fossero affacciati a una finestrella. “Chi è questo bambino, Giovanna? È un pastore?”. “No, non è un pastore di pecore, anche se è stato una guida, una guida per molti uomini”. “Ma tu conosci la sua storia?”, “Certo, la sapete un po’ anche voi: questo è Giovanni il Battista da piccolo, detto anche Giovannino”. “Quello che viveva nel deserto e preparava la strada a Gesù?”. “Proprio quello. Non ha sempre vissuto nel deserto, è cresciuto in una famiglia come la vostra: sua mamma si chiamava Elisabetta e suo papà Zaccaria”. “E l’agnello? Gli piacevano gli animali?”. “Questo non lo so, certo Giovannino amava molto la creazione e tutte le creature, ma quell’agnello ha una storia speciale, una bella storia”. “Allora raccontacela!”.
Prima Settimana di Quaresima
L'Agnello di Giovanni
Ai tempi di Giovannino non c’era la carta, le biro o i pennarelli, tanto meno c’erano i computer o le televisioni: si imparava ascoltando qualcuno che leggeva il rotolo della Bibbia e facendone memoria. Giovannino era un ragazzo particolare, molto serio: non stava con gli altri bambini in strada a giocare, preferiva stare all’ombra, sotto il tetto di frasche, a pensare. Lo affascinava la Parola di Dio, avrebbe voluto ascoltarla ogni giorno, non solo il sabato. Così si era inventato un sistema per ricordarla, per poterne fare memoria: prendeva dei sassi lisci, belli, giù al fiume Giordano, e su ogni sasso segnava una parola che aveva ascoltato e che per lui era importante. Poi il sasso lo metteva in un sacchetto che portava sempre con sé. A volte ne scriveva qualcuno che poi regalava a suo papà o a sua mamma. Non aveva, però, amici a cui regalarli, amici che avrebbero capito quanto preziosi per lui erano questi sassi. Giovannino passava così in solitudine il suo tempo. Non era felice, forse un amico lo voleva, come tutti, ma era troppo difficile e poi lui non sapeva giocare bene, non capiva gli scherzi. Giovannino si guardava intorno: gli sembrava di essere in un DESERTO. A lui il deserto era sempre piaciuto, ma è davvero difficile viverci perchè nel deserto manca tutto. Un giorno aveva sentito che “nel deserto il desiderio si purifica, diventa più sincero”. Gli era piaciuta questa frase e l’aveva scritta su un suo sasso della memoria e ogni tanto lo guardava, chiedendosi: “Ma il mio desiderio di un amico sarà sincero adesso?”.
Seconda Settimana di Quaresima
L'Agnello di Giovanni
Giovannino si impegnava ogni giorno nel dar da mangiare al suo piccolo amico, con lui correva e giocava. Questa nuova presenza nella sua vita gli aveva donato un sorriso luminoso. Non sapeva perchè, non credeva che un amico avrebbe potuto renderlo così felice.
Ogni tanto tornava a sedersi all’ombra delle frasche e lo guardava strappare qualche ciuffo d’erba: “Il suo manto è bellissimo. È BIANCO come la neve, come la luce del sole. È così bianco che sembra risplendere nella penombra. Starei qui a guardarlo tutto il tempo perché è proprio una meraviglia!”
Giovannino aveva un sasso bianchissimo e quando sentì queste parole le scrisse subito: “Il bianco è il colore di un cuore puro, capace di rifiutare il male e di scegliere il bene”. Guardare all’agnello gli ricordava queste parole, gli faceva desiderare di avere un cuore inondato dalla luce.
Terza Settimana di Quaresima
L'Agnello di Giovanni
“Agnelloooo”, chiamava forte il ragazzo mentre correva tra le case, verso i campi coltivati. Poi, a un tratto, sentì delle voci di bambini che giocavano insieme e ridevano dietro a un muro: “forse l’hanno visto passare”, pensò tra sé e sé Giovannino. Si affacciò e cosa vide? Il suo agnello era lì, in mezzo a dei bambini e ragazzi, e giocava con loro. Eccolo, finalmente! “Agnello, vieni, non giocare con gli estranei”, gli ordinò, senza avvicinarsi al gruppetto. “È tuo? Perchè lo chiami agnello? Non ha un nome?”, lo interrogò il ragazzo più grande, “Certo che ha un nome: Agnello, con la A maiuscola! Per me è unico, adesso restituitemelo”. “Non prendertela, dai: tornerà a casa con te, ma intanto giocate insieme con noi”. Giovannino era impreparato a una richiesta del genere, ma l’agnellino non si mosse, anzi lo guardava con la testa un po’ reclinata su un lato: sembrava chiedergli di unirsi al gioco.
Giovannino ascoltò l’invito silenzioso del suo unico amico e, in poco tempo, si ritrovò con un gruppo di amici con cui divertirsi. Non aveva fatto fatica come credeva e non aveva più paura degli altri bambini, non era più SOLO. Giocarono tutto il pomeriggio e si salutarono per nome, sudati e soddisfatti. A casa, verso l’imbrunire, Giovannino si ritirò nel solito angolo e prese un sasso scuro con delle macchie bianche al suo interno che formavano quasi un girotondo e vi scrisse una frase che aveva sentito qualche settimana prima, ma solo quel giorno aveva capito veramente: “Accogliere rende ricchi di gioia, ricchi di amici, che sono il vero tesoro”. Quel giorno era stato accolto da degli amici e lui li aveva accolti nel proprio cuore.
Quarta Settimana di Quaresima
L'Agnello di Giovanni
Un sabato Giovannino era andato con Zaccaria alla sinagoga quando ascoltò le parole del profeta Isaia che raccontavano proprio di un agnellino. Nel rotolo del grande profeta era proclamato:
“Come un gregge di pecore
eravamo dispersi, perduti,
senza più strada, senza più casa.
La nostra guida non era più:
nessun pastore
era pronto a pascerci.
Ma ecco il tenero Agnello,
il più piccolo dei nostri piccoli,
venne scelto per essere
la nostra salvezza.
Da Dio, l’Altissimo,
venne prediletto il nostro piccolo:
su di lui ogni benedizione e favore.
Così venne preso,
strappato dal gregge,
strappato dalla sua terra,
ma l’Agnello nulla disse,
nulla belò,
si lasciò portare,
si lasciò prendere:
beh sapeva che quello
era il suo destino,
ma non era la sua fine”.
Giovannino rimase a bocca aperta: la Bibbia parlava di un agnello che avrebbe salvato il mondo non con la guerra e la vendetta, ma con la dolcezza e la mietezza. Come era possibile che ciò accadesse? L’agnello non veniva ucciso? E perchè quella non era la sua fine? Giovannino meditava le parole del profeta, certo che le avrebbe comprese quando sarebbe diventato grande.
Tornato a casa guardò di nuovo il suo amico a quattro zampe e scoprì che davvero l’agnello è l’animale più docile e paziente che si trovi sulla faccia della terra: non mordeva, non graffiava, non tirava calci… Non se ne era mai accorto, non ci aveva mai fatto caso. La Parola di Dio gli aveva APERTO GLI OCCHI. Giovanni prese un sasso a forma vagamente di occhio e vi scrisse le parole di Isaia: “Il tenero Agnello venne scelto per essere la nostra salvezza”.
Quinta Settimana di Quaresima
L'Agnello di Giovanni
Appena Zaccaria si fu allontanato, Giovannino andò dal suo agnello e lo portò via: lo avrebbe tenuto nascosto in una grotta sulle colline, fuori dalla città, fin dopo Pasqua, così si sarebbe salvato. L’agnello lo seguiva, ogni tanto si fermava e sembrava chiedergli: “Dove mi stai portando?”. “Dai, vieni!”, lo esortava il ragazzo, “Se non ce ne andiamo tu finirai ucciso!”. Mentre iniziava la salita, Giovannino pensò a Zaccaria, a Elisabetta, sua madre, a come sarebbero rimasti umiliati senza il dono dell’agnello da offrire ai parenti. Così iniziò a rallentare, fino a quando si fermò: aveva pensato solo a se stesso scappando di casa! L’agnello lo guardava, poi iniziò a spingerlo dolcemente con la testa, lo spingeva verso casa. Giovannino tornò: tutti furono sollevati di vederlo sano e salvo. “Mi spiace molto”, disse a suo padre con lo sguardo rivolto a terra, “non volevo rubare Agnello. Volevo SALVARLO DALLA MORTE: gli voglio bene, è l’amico con cui gioco”. “Giovanni”, gli rispose Zaccaria, “anche noi vogliamo bene all’agnello e gli siamo affezionati, ma tu devi capire che lo offriremo al tempio proprio perché per noi è così prezioso. La notte di Pasqua ricordiamo quando il Signore ci liberò dall’Egitto: non credi che dobbiamo essere riconoscenti? Non credi che sacrificare questo agnello sia il giusto dono per ringraziare l’Altissimo? Preparati, perché mi accompagnerai al tempio: sei grande ormai e potrai assistere al sacrificio degli agnelli”. Il ragazzo era rimasto un’altra volta senza parole: non se l’aspettava! Prese un sasso a forma di cuore e vi scrisse le parole: “Siamo riconoscenti all’Altissimo per la libertà che ci ha dato”.
Settimana Santa
L'Agnello di Giovanni
Sulle scale c’erano dei sacerdoti che accoglievano gli agnelli offerti dai presenti e li innalzavano al cielo prima di portarli sull’altare del SACRIFICIO. Giovannino vide, alzato in alto tra le mani del sacerdote, per l’ultima volta il suo amico, il suo agnello e lo salutò col cuore. La cerimonia durò a lungo tra il rito del SANGUE degli agnelli, prima raccolto in catini e poi versato sull’altare, e nuove preghiere e canti. Terminato il sacrificio ogni presente riceveva la CARNE dell’agnello da consumare nella notte con le vesti cinte e i sandali ai piedi. Zaccaria e Giovannino tornarono a casa e arrostirono la carne per mangiarla insieme ai parenti, durante il Seder pasquale. Giovannino aveva deciso che non avrebbe però assaggiato la carne del suo agnello. Poi, però, capì da solo, ascoltando le parole del capotavola e guardando gli altri, che era un precetto: non si poteva celebrare la Pasqua se non si mangiava l’agnello. Così, controvoglia, l’assaggiò e scoprì che era buona, buona come l’agnello che l’aveva donata con il suo sacrificio.
Terminato tutto, Giovannino andò a cercare uno dei suoi sassi, uno che gli ricordava il manto dell’agnello, e vi scrisse: “Il sangue dell’agnello ci ha salvato e la sua carne ci ha dato vita”. Lo guardò a lungo, lo strinse forte: non avrebbe mai dimenticato il sacrificio degli agnelli al tempio.
Pasqua di Resurrezione
L'Agnello di Giovanni
“E questa è la storia che è raccontata da questo quadretto”, conclude Giovanna con un sorriso. “Caspita ma è una storia lunghissima in così poco spazio!”. “Avete ragione, spero di non avervi annoiato. Ma avete visto che c’è raffigurato qualcos’altro nel quadro? Lo vedete?”. “Una croce!”, rispondono tutti i ragazzi in coro. “Si, è proprio una croce, perché Giovanni, diventato grande, diventato il Battista, ha davvero riconosciuto l’Agnello di Dio. voi sapete chi è?” “Gesù”, un’altra risposta in coro. “Esatto! Giovanni dice nel vangelo: ECCO L’AGNELLO DI DIO, mentre indica Gesù che passa. le sue parole sono così belle e così importanti che il sacerdote nella messa le ripete tutte le volte, mentre alza l’eucarestia. Ci avete mai fatto caso? Ecco perché il pittore ha raffigurato una croce tra i due, per dirci che quell’agnello, che Giovanni abbraccia, non è un agnello qualunque, ma è Gesù. La croce è il segno della presenza di Gesù. Il Battista ci ha regalato una bellissima immagine per pensare a Gesù, è stato un testimone prezioso”. I ragazzi dopo la storia riguardano il quadretto e sorridono: adesso ci vedono un sacco di altre cose che prima non sapevano…
Si è fatto tardi, escono così dal museo e tornano a casa. Una volta giunti in oratorio è tempo di salutarsi, Matteo, si avvicina a Giovanna, la stringe forte e le dice a bassa voce: “Grazie Giovanna per questa gita: mi è piaciuta davvero molto! La sai una cosa? Tu ti chiami proprio come Giovanni Battista, avete lo stesso nome e oggi sei stata tu il nostro testimone, sei tu che ci hai indicato Gesù”. Le dà un bacio veloce sulla guancia e scappa via.
Ecco il brano di Vangelo in cui Giovanni Battista riconosce Gesù.
“il giorno dopo Giovanni
stava ancora là con due
dei suoi discepoli e,
fissando lo sguardo su
Gesù che passava, disse:
‘Ecco l’agnello di Dio!‘.
E i suoi due discepoli,
sentendolo parlare così,
seguirono Gesù”.