Storia per i Ragazzi in Quaresima 2010
Storia per i Ragazzi
È La Strada Giusta?
Mercoledì delle Ceneri
È tardi!!!
Cristian, Gianluca, Mirco e Alessia stanno tornando a casa dall’oratorio. Hanno giocato con i loro amici fino a tardi: adesso devono fare in fretta. “Prendiamo la scorciatoia!”, propone Mirco, indicando il sentiero che passa per il bosco della collina. “Sta venendo buio, rischiamo di perdere la strada e di fare ancora più tardi”, commenta Cristian che è il più grande e il più saggio. “Dai, dici così solo perché hai paura. Se la facciamo tutta di corsa vedrai che non ci perdiamo: basta seguire il sentiero”.
Anche Gianluca e Alessia vogliono fare la scorciatoia, così, arrivati alla santella dell’Assunta girano a sinistra, per il bosco. “Va bene, ma facciamolo di corsa”, ribadisce Cristian che si mette subito a correre. I quattro amici si dispongono in fila indiana, sembrano dei cacciatori-guerrieri di altri tempi che sfrecciano silenziosi nel bosco. A un certo punto Gianluca, che è penultimo nella fila, si gira e si accorge che Alessia non c’è più: “Ehi, fermatevi! Dov’è Alessia?”. “Magari è rimasta indietro, aspettiamola”.
“Preferisco andarle incontro: muoviamoci!”. Così tornano sui loro passi: “ALESSIA! DOVE SEI?!?” gridano a squarciagola, ma nessuna risposta. “Quella non è la sua fascia per i capelli?”, “Sì, allora è passata di qua”. I tre amici seguono l’erba schiacciata e dopo essere passati sotto un abete rosso si trovano in una radura che non avevano mai visto dove c’è una piccola costruzione di pietra mezza diroccata.
Le tracce di Alessia portano proprio verso la casetta: “Ma cosa le è venuto in mente di infilarsi qui??”. “ALESSIA!!”, “Sono qui! Venite…”. I tre trovano una porticina mezza interrata ed entrano.
Prima Settimana di Quaresima
La nostra strada diventa una storia
Alessia è al centro della casetta e sta guardando il muro che ha di fronte. È illuminato da una vecchia fiaccola che sembra brillare dall’eternità. “Alessia, ci hai fatto prendere uno spavento e adesso arriveremo di sicuro tardi a casa! Dai usciamo di qui”. “Avete visto che belle le statue del muro?”, dice Alessia senza guardare gli amici. Si avvicinano di più: “Chissà cosa significano…” “Per me raccontano una storia” “Avete visto questo? Sembra una bussola o una manopola… chissà se gira…” “Gianluca, non toccare nient…”. Cristian non fa in tempo a finire la frase che Gianluca ha già messo la mano sulla bussola e l’ha girata, staccandola. All’improvviso i quattro amici vengono come risucchiati dal muro.”Dove siamo?” “Ho paura!” “State tutti bene?” “Sììì”. “Adesso cosa facciamo?” “Proviamo a fare il contrario: Gianluca riesci a girare la bussola?” Il ragazzo si guarda le mani: dopo aver staccato lo strano oggetto dal muro se l’è tenuto in mano.
“Posso provare: dunque se prima l’ho girata verso destra, adesso verso sinistra?” “Sì, bravo prova”. “Niente, non è successo niente!”, constata deluso Mirco. “A dir la verità la bussola ha girato su se stessa e adesso si vede una scritta”. “Cosa dice?”
Non siete perduti,
e la strada potrete trovare
solo se la storia saprete ascoltare:
cercherete a chi chiedere consiglio?
“Un indovinello? Ma le bussole danno le soluzioni, non fanno domande!” “Però sembra dire che potremo uscire da qui”, “Sì, ma dove siamo?!” “Secondo me siamo finiti in mezzo alle statue del muro”, afferma Alessia come se fosse la cosa più normale del mondo. I quattro amici si guardano meglio intorno e in effetti scoprono di essere vicini a una strana tabellina di numeri, che prima avevano visto accanto alle statue: adesso possono girarci intorno, toccarla, salirci sopra. “Cosa significa?” “Secondo me è un mistero!”, “È un mistero che misura trentatré in tutti i sensi”.
Mentre ognuno dà la sua soluzione, una voce di donna dolce e lontana li sorprende: “Questa è la storia di mio Figlio, di questo bambino che ora tengo tra le braccia. La sua storia è la strada che ha fatto per incontrare tutti gli uomini. Proseguite in quella direzione: seguitelo, anche quando attraversa il deserto o sale in cima a un monte: imparate da lui”. “Quella statua ci ha dato un consiglio senza che glielo chiedessimo! È stata davvero gentile”. “Ma qual è la direzione? Per di qua o per di là?” “Interroghiamo la bussola!”
La direzione giusta
è quella dell’impegno
e del non tirarsi indietro:
avanti si deve andare,
se in fondo si vuole arrivare.
Siete capaci di tanta costanza?
Siete pronti a seguire la storia?
Seconda Settimana di Quaresima
La strada ci mostra i gesti dell'amicizia
“Quella bussola non ci aiuta: ci fa solo delle domande”, “Secondo me è così che ci insegna la strada: la fa scoprire a noi, ci dice dove cercare, non cosa vedremo”, ribatte Gianluca che ormai è diventato il custode della bussola e la porta orgoglioso stretta al petto, pronto a interrogarla ogni volta che serve. I quattro amici si incamminano e si trovano in una casa: c’è una finestra che mostra il cielo azzurro.
Ci sono anche tre personaggi: una donna alzata, un uomo seduto e un altro ai suoi piedi: glieli sta lavando. “Interroghiamone uno, ma quale?” “Proviamo l’uomo seduto, probabilmente è il capo” “Scusi, signore, sa dirci qual è la strada che dobbiamo percorrere?”.
L’uomo si volge verso di loro e dice con voce triste: “Voi pensate che sono il capo, ma vi sbagliate, sono un servo, sono un povero pescatore ignorante e quello che vedete ai miei piedi è il mio Maestro.È lui che ho seguito per tre anni in questa terra: è da lui che ancora adesso imparo i gesti dell’amore, i gesti della misericordia. Io non volevo che mi lavasse i piedi, ma dimenticavo che è veramente grande solo chi sa farsi piccolo. La strada che dovete seguire è proprio questa, la strada del servizio, la strada dell’amore concreto e non solo a parole”. Detto questo l’uomo ritorna a essere una statua: fermo e muto. I ragazzi proseguono e passano sotto un gallo che sembra pronto per lanciare il suo chicchirichì.
Lungo la strada i quattro amici giungono in un uliveto, ma tra gli alberi sta accadendo qualcosa! Tre uomini si fronteggiano: due sono gli stessi della casa, mentre il terzo, con un cane alle spalle che abbaia, è sconosciuto. “È la stessa storia che prosegue”, dice pensieroso Mirco, “ci sono gli stessi personaggi!”. “Chiediamo al signore di prima?” “Ok, va bene”.
“Scusi, è giusta questa strada?”, “La strada giusta è quella delle fedeltà, non quella del tradimento. Ho avuto paura e ho tradito il mio Maestro e Signore. È stato più facile dire che non lo conoscevo che ammettere di essere stato chiamato da lui AMICO. Vedete cosa sta facendo adesso? Mi difende da Giuda che mi rinfaccia la mia incoerenza e vuole schiacciarmi sotto il senso di colpa. Il mio Signore mi difende, mi permette di capire il mio errore e di pentirmi. Ricordate i gesti del Maestro e sarete sulla strada giusta”. I ragazzi ringraziano la statua e proseguono fino a quando non sono stanchi: “Chiediamo alla bussola se possiamo fermarci qui”.
Fermarsi non è possibile
né sotto le stelle, né sotto le tende,
perché l’impegno è quello di continuare:
lungo la strada c’è chi incontrare.
I gesti dell’amicizia voi avete visto?
Dove sono arrivati: fin dentro al vostro cuore?
Terza Settimana di Quaresima
La strada ci insegna il giudizio giusto
I quattro amici proseguono, rallentando un po’ il passo per non stancarsi troppo, ma senza fermarsi, proprio come ha detto la bussola. Arrivano così a un grande trono dove, invece che un re, ce ne stanno seduti tre! Sono uomini importanti e un po’ fanno paura, ma non c’è nessun altro a cui chiedere consiglio. “Mi scusi, signore, la nostra strada passa di qua?” “Io sono il governatore Pilato, io decido della vita e della morte di tutti, io qui sono l’Impero di Roma! Il mio potere è immenso e tutti mi temono e fanno ciò che io voglio. Io odio le persone libere, quelle che non hanno paura di me. Sì, la strada dell’uomo che seguite passa di qui, perché io quell’uomo l’ho giudicato colpevole e l’ho condannato. L’ho giudicato troppo libero per poter essere un suddito dell’impero: chi non si fa schiavo del potere non merita di vivere.
Questo è il mio giudizio, questa è la mia vittoria su quell’uomo e sulle sue idee”. I ragazzi restano atterriti dalla violenza e dalla cattiveria delle parole di Pilato, Alessia ha le lacrime agli occhi tanto si è spaventata. Si tengono stretti gli uni agli altri e cercano di andare lontano da quei tre con passo svelto.”Non mi sono piaciute le parole del governatore Pilato, erano cattive”. “Neanche a me, Mirco. Come si fa a giudicare una persona e condannarla a morte? È terribile…”.
“Però a volte, quando diciamo che uno non può essere nostro amico lo escludiamo e anche questo è un modo di giudicare cattivo”. “Bisogna stare attenti quando si giudicano le persone, ma soprattutto bisogna sempre cercare di avere dei giudizi buoni”. Mentre i quattro amici continuano a commentare l’incontro appena fatto si allontanano dai potenti e arrivano in un posto strano dove per terra c’è una corona di spine e nel muro, ferito da dei tagli, ci sono due chiodi. “Qui non c’è nessuno. Ma che posto è?”. “Chiediamolo alla bussola”.
Nessuno è presente
perché tutti sono scappati.
Il condannato è lasciato solo,
solo con il proprio dolore,
solo con il proprio destino.
I segni della passione
segnano la strada:
essere giusti significa a volte
subire l’ingiustizia.
Le azioni di ciascuno
svelano la bontà o la cattiveria:
dai frutti si capisce
di che tipo è l’albero.
Qual è il vostro frutto?
È buono o cattivo?
È abbondante o meschino?
Quarta Settimana di Quaresima
La strada ci svela la speranza nascosta
Pensando ciascuno ai propri frutti, i quattro amici si trovano nuovamente in un cortile affollato di gente. In un angolo c’è un uomo solo, con in mano una canna di giunco, è coperto solo da una stoffa intorno ai fianchi. Accanto c’è un foglietto stropicciato con su scritto INRI. Dall’altra parte c’è una donna con in braccio un bimbo che indica l’uomo, poi un pastore con una pecora, dietro forse uno dei tre re e un’altra figura ancora.A chi chiedere la strada? I ragazzi decidono senza nemmeno consultarsi per la donna col bambino. “Scusi, signora, passa di qui la strada che dobbiamo seguire?”. Con sorpresa di tutti non è la donna a rispondere, ma il bimbo che tiene in braccio. “Sì, la strada è giusta. La strada che state percorrendo è la strada di quell’uomo.
È stato umiliato, deriso, frustato, spogliato di tutti i vestiti, ma non ha perso la sua dignità di essere umano e di Figlio. Egli è il giusto che i profeti hanno annunciato: il Padre gli è accanto e lo rende forte di fronte al dolore. Quell’uomo sta soffrendo, ma voi potete solo vedere la Speranza che lo sostiene”. Il cammino riprende seguendo la direzione segnata dal ditino paffuto di quel bimbo così sapiente, fino a quando non incappano in un uomo seduto sotto un albero che piange amaramente.
“Forse non dobbiamo disturbarlo”, sussurra Gianluca a Cristian che è già pronto a porre la solita domanda, “Non c’è nessun altro a cui chiedere: al massimo non ci risponderà…”. E l’uomo, come se li stesse ascoltando, si mette a parlare: “Io sono Giuda, il traditore dei traditori, il più vile degli amici.
Ho qui trenta denari, sono il bottino della mia infedeltà: davvero misera ricompensa per aver perduto la misericordia divina. Io non ho un Padre che mi aspetta e mi ama, non lo merito, non sono più degno di guardare il cielo. Sono un uomo disperato perché ho perso la speranza. Non seguite me, ragazzi, seguite l’uomo che non ha perso la speranza nemmeno dopo che con un bacio l’ho tradito. Seguite quell’uomo, non me”. La statua torna muta, ma lascia nei quattro ragazzi una tristezza infinita: perdere la speranza è davvero terribile.
Si voltano per continuare ed ecco: una porta stretta, socchiusa, che mostra uno spiraglio blu di cielo. “Forse è la porta per tornare a casa”, “Aspetta, chiediamo alla bussola”.
Una porta stretta
è il solo passaggio
per il regno dei cieli.
È il passaggio per tutti
gli uomini e le donne
che il Padre ama e attende,
ma non è il passaggio
per voi adesso:
un’altra strada dovete ancora
finire di percorrere.
Dov’è la vostra speranza?
Dove nasce e cresce?
In quali braccia si addormenta?
Quinta Settimana di Quaresima
La strada ci educa al silenzio
La strada inizia a salire leggermente e, in lontananza, si vede un uomo caduto a terra sotto un asse di legno. Una donna lo sostiene e lo conforta, mentre un’altra figura sembra sollevare il legno. “Ci scusi, signora, sa dirci se questa è la strada giusta?”. “Sì, questa è la strada che sale al Golgota, è la strada che vi aspetta. Ho poche parole da dirvi perché è importante che ascoltiate il silenzio dell’uomo che state seguendo. Vedete? È caduto, schiacciato non solo dal peso di questo legno, ma anche dalla violenza e dalla cattiveria di chi lo conduce alla morte. Il suo silenzio è perdono e preghiera allo stesso tempo. Non maledice chi lo maledice, non tradisce chi lo ha tradito. Ha già speso tutte le sue parole, adesso si sta per immergere nel silenzio eterno”.
Mentre finisce di parlare la donna accarezza ancora una volta il capo dell’uomo a terra e poi torna immobile. Continuando la salita i ragazzi riconoscono l’uomo col legno contornato da altre persone. Poco lontano c’è un altro uomo che sembra andare per la sua strada. Proprio a lui i quattro amici decidono di rivolgersi: “Scusi, signore, è giusta questa strada?”, l’uomo si volta verso di loro e sorride: “Sono Simone, l’uomo di Cirene, vengo da lontano, vengo dall’Africa: la strada per giungere fino a qui è stata davvero lunga, ma a quanto pare non ho ancora terminato di camminare.
Mi faranno portare il legno di quell’uomo su, fino alla cima del Golgota. Porterò questo peso non mio, lo porterò in silenzio, perché le opere buone non devono essere urlate ai quattro venti: lo opere buone si fanno e basta! Voi farete per un po’ la mia stessa strada perché seguiremo quell’uomo che ovunque ci precederà”.
“Grazie per le sue parole e… per il suo silenzio”, gli risponde Cristian un po’ confuso, ma certo di continuare sulla strada giusta. “Mancherà ancora tanto?”, sbuffa Mirco, “Proviamo a chiederlo alla bussola”.
La fine si avvicina
come per ogni buona storia.
Non perdete la pazienza,
non smettete di domandare
perché ancora tanta sapienza
c’è da attraversare.
Il silenzio nel cammino
saprete coltivare?
Un passo dopo l’altro
una preghiera riuscirete a innalzare?
Settimana Santa
La strada ci conduce alla croce
La salita della strada è finita: c’è uno spiazzo al centro del quale è piantata una croce. Sulla croce c’è l’uomo che i quattro amici hanno seguito fino a qui. Poco lontano ci sono delle losche figure: uno è un soldato che gioca ai dadi, l’altro tiene una lunga canna con una spugna che puzza d’aceto. “Io chiederei al soldato”, propone Mirco. “Mi scusi, soldato: sa se la nostra strada continua di qua?”. “Che ci fanno qui dei bambini? Chi li ha fatti avvicinare? Io non so niente della vostra strada, so solo che a me piace giocare e bere. Ho appena vinto la tunica di quell’uomo appeso alla croce: una stoffa pregiata, ne farò dei bei soldi! Non guardate quell’uomo morire, non ascoltate le sue parole: vogliono ucciderlo come un maledetto, ma a me sembra che abbia Dio accanto. Andatevene, andatevene via di qui!”. Il soldato urla sguaiato e spaventa i ragazzi che si allontanano in fretta che girano dietro la croce e vedono altre persone: “Forse loro saranno meno arrabbiati”.
I quattro amici si tengono lontani dagli altri soldati sotto la croce e si avvicinano a un giovane e a una donna: entrambi guardano il crocifisso e sembrano sforzarsi di ascoltare le sue ultime parole. Poi, la statua della donna, senza la domanda di rito, si rivolge ai ragazzi: “Eccovi giunti! Ricordate? Sono stata io la prima a indicarvi la strada, a dirvi di seguire mio Figlio: il bambino che avevo tra le braccia ora è l’uomo inchiodato alla croce.
Avete imparato da lui come si deve percorrere la strada? Sapete di aver percorso una lunga strada? Una strada lunga quanto una storia? Su quella croce mio Figlio compie la volontà del Padre suo: amare gli uomini senza limiti, senza fine. È il suo amore infinito la nostra salvezza. Oggi possiamo contemplarlo su quella croce”. Dopo queste parole la donna torna immobile. “Ma non ci ha detto se la strada è finita qui: insomma l’uomo che stavamo seguendo è morto, quindi la sua storia è finita, no? Ma dove finisce la nostra strada? Come facciamo a tornare a casa?”.
“Gianluca, presto, interroga la bussola, speriamo che oltre alle sue domande ci darà qualche risposta”.
Una nuova strada inizia
quando quella vecchia
sembra finire.
Non bisogna fermarsi
di fronte alle apparenze,
ma aspettare una nuova alba
e pregare.
Sapete mettervi in ginocchio
ai piedi della croce
e sussurrare un grazie sincero?
Se cercate nel vostro cuore
che cosa troverete?
Pasqua di Resurrezione
La strada è la storia di Gesù
“Va bene, la bussola ha detto che ci sarà una strada nuova: ma fino a quando durerà? Io non so se riuscirò a camminare ancora per tanto!”, “Anch’io sono stanca”, sbuffa Alessia, “Non dobbiamo perdere la speranza: ricordate? Vedrete che la bussola se ci ha portato dentro, ci porterà anche fuori”, cerca di confortarli Cristian. “C’è una donna seduta lì avanti: speriamo che ci dica qualcosa! Mi scusi, signora, questa è la strada nuova che dobbiamo seguire?”. “Sì, questa è la strada nuova, che passa per questo nuovo giardino in questa nuova alba. La strada nuova è la strada del Risorto: io l’ho visto, gli ho parlato, devo andare a riferirlo ai suoi discepoli. La nuova strada inizia nella memoria del Maestro e Signore: solo custodendo le sue parole e i suoi gesti noi possiamo proseguire, arrivare fino ai quattro angoli della terra. Continuate così e troverete la vostra strada”.
I ragazzi la ringraziano e poco più avanti appaiono loro due splendidi e maestosi angeli accanto a un forziere aperto. “Proviamo a parlare agli angeli?” e mentre i ragazzi stanno decidendo cosa fare un angelo con una voce calda e sottile li saluta: “Benarrivati! Vi stavamo aspettando. Siete giunti al sepolcro di Gesù di Nazareth: è lui che avete seguito in vita e adesso lo seguirete da Risorto. Lungo il cammino avete imparato molte cose: sono tesori preziosi da custodire con attenzione.
Avete camminato dentro la storia di Gesù, l’avete attraversata e conosciuta. Il Risorto non è qui, ma se attraverserete la porta del sepolcro lo potrete seguire nuovamente nella vostra vita di tutti i giorni. Ecco la porta che dovete varcare per uscire da questa storia e ricominciare la vostra”. I quattro amici non credono alle loro orecchie: “Allora la strada finisce qui?”, “Da quello che ci ha detto l’angelo direi, piuttosto, che inizia proprio qui”, “Sì, ma, voglio dire, possiamo tornare a casa!?!?”, “Sembra di sì. Mirco mi aiuti a sollevare Alessia e Gianluca che da soli non ce la fanno?”. Si aiutano a vicenda e così riescono a tornare nella casetta diroccata dove l’avventura era iniziata.
“Sarà tardissimo: adesso corriamo tenendoci per mano”, “Cristian non agitarti, non siamo più in ritardo di quando siamo usciti dall’oratorio: guarda l’orologio! Ce la facciamo a tornare a casa per tempo a passo svelto e tenendoci per mano”. “Ok, andiamo”. I quattro amici riprendono ad attraversare il bosco lungo il solito sentiero.
Arrivati davanti alla casa di Cristian e Gianluca si salutano: “Ci vediamo domani?” “Certo!” “Chissà perché non abbiamo perso tempo quando eravamo nel muro delle statue…”, si chiede Cristian, “Io ce l’ho la soluzione”, ribatte orgoglioso Gianluca, “E cioè?”, “Ho tenuto la bussola, guardate! Possiamo chiederglielo anche subito”, “No, Gianluca aspettiamo domani per le risposte-domande della nostra bussola. Per oggi ne abbiamo avuta una doppia razione. Tienila bene, però, ci aiuterà ancora: ne sono sicuro!”.