La Fragranza del Pane
Introduzione
Una preghiera con il "sapore" della missione
Un itinerario di preghiera personale o da condividere con gli amici, magari nei settimanali incontri di catechesi durante l’ottobre missionario.
Don Alessandro Dordi testimone del Pane Spezzato
“In questi giorni siamo particolarmente angosciati e preoccupati. Sicuramente hai saputo come il 9 di agosto Sendero Luminoso ha ammazzato due sacerdoti della Diocesi di Chimbote. Sono due francescani polacchi che lavoravano in una vallata come la mia: avevano 32 e 34 anni. Puoi immaginare la situazione di ansia in cui viviamo; ci sono inoltre delle minacce chiare di prossime uccisioni. Sendero luminoso, che con il terrore vuole arrivare al potere, ha preso di mira la Chiesa… La situazione del Perù è angosciosa. Ogni giorno ci chiediamo: a chi toccherà oggi?”
Queste alcune righe di una lettera che don Alessandro Dordi, sacerdote bergamasco in Perù inviava ad un amico sacerdote. Pochi giorni dopo, era il 25 agosto 1991, don Alessandro, di ritorno dalla celebrazione della Messa in una comunità, è fermato e costretto a scendere dalla jeep. I due giovani seminaristi che erano con lui vengono lasciati andare, per lui la sentenza è di morte. Viene ucciso con pochi proiettili mentre, in ginocchio, la preghiera continua a correre lungo i sentieri e le comunità della sua parrocchia di Santa.
Non sono riusciti a far tacere la sua voce, non ce l’hanno fatta a fermare il suo ministero, la missione di don Alessandro non è finita!
Sono passati quasi 20 anni da quella tremenda morte, la Chiesa del Perù ha avviato il percorso per chiedere che don Alessandro sia riconosciuto ufficialmente “beato” per il martirio che ha testimoniato.
Per noi, per la nostra chiesa di Bergamo, rimane un “segno” di missionarietà senza riserve, perché si è lasciato afferrare dal Vangelo, ha realizzato nella fede la sua vocazione e nell’essere prete la vicinanza con i più poveri tra i poveri.
In don Alessandro vediamo un volto della missione e vogliamo capirne di più, soprattutto vogliamo comprendere quello che noi possiamo fare, la nostra vocazione missionaria.
Il mese di ottobre celebriamo la “Giornata Missionaria Mondiale”, nel mese di gennaio, il giorno dell’Epifania, la “Giornata missionaria dei ragazzi” e poi in quaresima, mentre la nostra diocesi è impegnata a conoscere e sostenere le missioni diocesane, ci ritroviamo per il Convegno Missionario degli adulti e dei ragazzi. Sono tre mete che dobbiamo tenere ben presenti come tre tappe da vivere insieme.
Eccoci allora al via!
La vita di don Alessandro Dordi
“In questi giorni siamo particolarmente angosciati e preoccupati. Sicuramente hai saputo come il 9 di agosto Sendero Luminoso ha ammazzato due sacerdoti della Diocesi di Chimbote. Sono due francescani polacchi che lavoravano in una vallata come la mia: avevano 32 e 34 anni. Puoi immaginare la situazione di ansia in cui viviamo; ci sono inoltre delle minacce chiare di prossime uccisioni. Sendero luminoso, che con il terrore vuole arrivare al potere, ha preso di mira la Chiesa… La situazione del Perù è angosciosa. Ogni giorno ci chiediamo: a chi toccherà oggi?”
Queste alcune righe di una lettera che don Alessandro Dordi, sacerdote bergamasco in Perù inviava ad un amico sacerdote. Pochi giorni dopo, era il 25 agosto 1991, don Alessandro, di ritorno dalla celebrazione della Messa in una comunità, è fermato e costretto a scendere dalla jeep. I due giovani seminaristi che erano con lui vengono lasciati andare, per lui la sentenza è di morte. Viene ucciso con pochi proiettili mentre, in ginocchio, la preghiera continua a correre lungo i sentieri e le comunità della sua parrocchia di Santa.
Non sono riusciti a far tacere la sua voce, non ce l’hanno fatta a fermare il suo ministero, la missione di don Alessandro non è finita!
Sono passati quasi 20 anni da quella tremenda morte, la Chiesa del Perù ha avviato il percorso per chiedere che don Alessandro sia riconosciuto ufficialmente “beato” per il martirio che ha testimoniato.
Per noi, per la nostra chiesa di Bergamo, rimane un “segno” di missionarietà senza riserve, perché si è lasciato afferrare dal Vangelo, ha realizzato nella fede la sua vocazione e nell’essere prete la vicinanza con i più poveri tra i poveri.
In don Alessandro vediamo un volto della missione e vogliamo capirne di più, soprattutto vogliamo comprendere quello che noi possiamo fare, la nostra vocazione missionaria.
Il mese di ottobre celebriamo la “Giornata Missionaria Mondiale”, nel mese di gennaio, il giorno dell’Epifania, la “Giornata missionaria dei ragazzi” e poi in quaresima, mentre la nostra diocesi è impegnata a conoscere e sostenere le missioni diocesane, ci ritroviamo per il Convegno Missionario degli adulti e dei ragazzi. Sono tre mete che dobbiamo tenere ben presenti come tre tappe da vivere insieme.
Eccoci allora al via!
Primo Incontro
Farina... di amicizia
Nel 1980 don Alessandro chiede al Vescovo di Bergamo, Giulio Oggioni, la possibilità di partire come missionario in Perù. In mezzo ai più poveri tra i poveri.
Il Vescovo acconsente e può partire.
Portava con sé un ricco bagaglio di esperienze e la forza del Vangelo, proprio quella che è il motore di ogni missionario.
Dio era dalla sua parte e con questa consapevolezza andava incontro alla sua nuova comunità, la parrocchia di Santa, nella diocesi di Chimbote.
E la sua missione inizia subito: entusiasmo, passione, disponibilità e tanta, tanta amicizia per grandi e piccoli, soprattutto per i più poveri, proprio come vuole Gesù.
Come la farina...
È impossibile contare quanti piccolissimi frammenti compongono una po’ di farina. Così vogliamo immaginare l’amicizia che unisce tra loro gli “uomini di buona volontà”, quelli che cercano la pace con ogni sforzo, il bene con tutto sé stessi, la giustizia come il meglio per ogni persona.
Amici per la pelle… amici del Signore Gesù. Come ogni missionario don Alessandro si è fatto in quattro perché la sua gente potesse scoprire la bellezza dell’amicizia con Gesù: questa è la missione. Quando qualcuno ti aiuta ad incontrare Gesù e quando tu aiuti qualcuno ad incontrarlo, allora si realizza la missione.
...nell'amicizia
Signore Gesù, sei l’amico per la pelle. E la tua amicizia ci fa stare bene, è un dono prezioso. Aiutaci a stringere legami autentici e non aver paura di accogliere chi ci sta accanto; aiutaci a vivere nell’amicizia l’esperienza della tua Chiesa.
Tocca noi!
Mettiamo su piatto un po’ di farina e poi uno alla volta immergiamo un dito nella farina che rimarrà imbiancato. È così che l’amicizia ci coinvolge. Se poi tutto il naso dei tuoi amici con il dito imbiancato, il segno dell’amicizia si moltiplica… tocca a te! E alzando le mani al cielo con il dito imbiancato di farina prega:
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.
Venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Secondo Incontro
Sale... di sapienza
L’impegno di don Alessandro spazia in una comunità che conta 40.000 abitanti, comunità oltre alla città e “non c’è un metro di strada asfaltata” scriveva.
Fame, miseria, crudeltà erano all’ordine del giorno; il governo locale non era sufficientemente forte per difendere i cittadini dai terroristi e dalla violenza.
Il compito della comunità cristiana diventava davvero importante per infondere coraggio, futuro; per indicare sentieri di sapienza per giungere davvero alla pace. Ma la violenza terrorista era sempre in agguato.
Un giorno sul muro di fronte alla Chiesa don Alessandro trovò scritto: “Gringo, il Perù sarà la tua tomba”. Era un chiaro avvertimento di quanto il Vangelo fosse scomodo!
Come il sale...
Proprio per non abbandonarsi alla rassegnazione, per non perdere fiducia, occorre il dono della sapienza. Occorre imparare a guardare oltre quello che si vede e scoprire che cosa da veramente sapore alla vita, che cosa rende la vita degna di essere vissuta. Don Alessandro aveva scoperto il “sale” della vita, per il quale la vita poteva anche essere perduta.
Non ha cercato la morte, non voleva fare l’eroe. Ha semplicemente percorso con sapienza le strade del Vangelo. Una mano violenta, un cuore indurito ha tentato di spazzare via la sua testimonianza, ma era troppo tardi, aveva già contagiato tanti suoi parrocchiani.
...nella sapienza
Un po’ di sale in zucca: è un desiderio di chi mi sta accanto,
ma anche mio, Signore Gesù, per la vita che mi sta davanti.
Un dono che ti chiedo con insistenza per ogni uomo,
per chi ha responsabilità nella politica e nella chiesa,
nell’economia e nell’educazione.
Un cuore sapiente non può che volere il bene.
Amen.
Tocca noi!
Versa un pugno di sale in un piattino. Mettine alcuni granellini sulla lingua e rimani per alcuni istanti in silenzio. Quando chi condivide con te la preghiera avrà fatto la stessa cosa prendetevi per mano e pregate insieme:
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.
Venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Terzo Incontro
Acqua... di speranza
Il sombrero ed i sandali ricavati da vecchi copertoni usati diventarono usuali per i parrocchiani di Santa. Don Alessandro condivideva le fatiche della sua gente. Ascoltava le loro preoccupazioni, asciugava le lacrime, accompagnava ogni desiderio di bene e non smetteva mai di “fare il prete”.
“È gente – scrive don Alessandro – che lotta per sopravvivere, è sfruttata e vittima di promesse mai mantenute, ormai non crede più a nessuno. Neppure a noi crede; la fiducia la conquisteremo se li sapremo veramente amare e per questo occorre tempo. Essere missionario qui non è gratificante, occorre uno spirito a tutta prova, essere persone che non tengono in conto la propria vita. E questo non avviene spontaneamente ma è frutto della volontà di voler vivere il Vangelo”.
E attraverso le “comunità di base” don Alessandro ha cercato di far scorrere fiducia e speranza nel cuore della sua gente. Una scommessa affidata alla storia del suo popolo senza alcun limite, senza riserve.
Come l'acqua...
È irrinunciabile, un tesoro prezioso, garanzia di vita, non possiamo farne a meno. Senza acqua non possiamo sopportare il caldo, neppure provvedere alle più elementari norme igieniche per la salute, per la pulizia, per cucinare i cibi. Senza acqua ogni cosa muore. Così la vita senza Dio, inaridisce, spesso diventa cattiva, egoista, superficiale.
Don Alessandro voleva che alla sua gente non mancasse mai l’acqua della Parola di Dio, dell’Eucaristia e dei Sacramenti, della vita di fede. Spendeva tempo ed energia per aiutarli a conoscere sempre di più il Signore Gesù, a tenere viva la loro speranza. Con Lui il mondo può cambiare!
...nella sapienza
Per gli uomini resi poveri nella dignità e nella violenza:
ti chiedo, Signore Gesù, l’acqua della speranza.
Per i bambini usati e sfruttati:
ti chiedo, Signore Gesù, l’acqua della speranza.
Per i popoli oppressi e dimenticati:
ti chiedo, Signore Gesù, l’acqua della speranza.
Io stesso possa diventare portatore di speranza, di Te, Signore Gesù.
Amen.
Tocca noi!
Se hai in casa un po’ di acqua benedetta, oppure sei con il tuo gruppo procuratela dal don e dopo aver immerso la mano nell’acqua traccia sulla tua fronte, sulle labbra e sul cuore il segno della croce. Dalla tua mente sgorghi acqua di vita, dalle tue labbra parole di amicizia, dal tuo cuore gesti di speranza.Per questo prega:
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.
Venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Quarto Incontro
Lievito... di perdono
“Termino dicendoti che, nonostante tutto, la speranza è viva anche in questa nazione sofferente…” sono parole che don Alessandro ha fatto sue anche davanti agli aguzzini. Il sangue dei martiri, da sempre nella chiesa, è come lievito che fa fermentare la massa. Ed è il perdono che moltiplica il bene. Nessuno ha assistito agli ultimi istanti della vita di don Alessandro, ma non facciamo fatica ad affermare che il suo cuore ed i suoi occhi erano attraversati dal perdono, perché chi ama davvero è capace di perdonare tutto, proprio tutto.
Come lievito...
È quella minuscola quantità che riesce a far fermentare la massa intera, ecco il lievito. Così è per il pane, la pasta, i dolci… così è per la vita. Quanta gente vive appiattita nel suo benessere incapace di guardare ad un palmo dal suo naso, quanti ragazzi corrono il rischio di fare la stessa fine! Sembrano delle torte non lievitate oppure diventano duri e pesanti. Un disastro.
C’è un segreto con la capacità di far lievitare la vita: si chiama perdono. Se giochi un po’ con la parola ti accorgi che è davvero coinvolgente. È “dono per”. Innanzitutto per te, proprio per te che pensavi di essere il protagonista ed invece ti ritrovi a ricevere un dono. E poi per gli altri per i quali sei chiamato a diventare dono. Un impegno non indifferente.
Pensa che la missione ha nel perdono la sua forza, don Alessandro te lo ha ricordato.
...di perdono
Mettici nel cuore, Signore Gesù, la forza del perdono.
Insegnaci a riceverlo con semplicità e gioia
ad offrirlo con prontezza e libertà.
E porta tutti gli uomini alla mensa del perdono
perché davvero possiamo vivere nella pace.
Amen.
Tocca noi!
Se vuoi essere lievito devi iniziare a “sparire” nella massa. Non cercare allora sempre di essere lodato per quello che fai, esegui anche i servizi più umili, non pretendere che gli altri ti mettano sempre al centro… E poi prega, con le mani più alte che puoi verso il cielo:
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome.
Venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Conclusione
La fragranza del pane...
Farina, sale, acqua, lievito sono tutto quello che ti occorre per fare il panettiere, insieme con un po’ di esperienza.
È tutto quello che ti serve anche per vivere da cristiano.
Sì, proprio l’Eucaristia è questo “pane spezzato” per il quale il cristiano vive e muore.
Potresti coinvolgere la mamma in un “impasto” per la famiglia, magari preparando il pane per i nonni, oppure i vicini di casa.
Consultare il tuo “fornaio di fiducia” potrebbe essere una buona idea per la ricetta e le modalità.
Anche il pane raffermo può essere riutilizzato, consulta il ricettario sul sito del cmd, perché nulla vada sprecato.