Premio Papa Giovanni XXIII, settima edizione
Di seguito i vincitori della settima edizione del premio “Beato Papa Giovanni XXIII°” per l’anno 2014.
Padre Giuseppe Rinaldi
È nato il 17 giugno 1934 nella parrocchia si Sant’Anna in città, poi prende il largo verso Torre Boldone. Quinto di sette fratelli e “figlio d’arte”: il papà, artigiano falegname, era un apprezzatissimo burattinaio.
Nel 1946 varca la soglia della Scuola Apostolica dei Missionari Saveriani. Il 25 novembre 1958 emette la professione perpetua e il 25 ottobre 1959 è ordinato presbitero dal Card. Agagianian, Prefetto di Propaganda Fide.
Nel 1962 da Genova salpa verso il Bangladesh, ma per una permanenza purtroppo breve. Lo attendono altri incarichi di responsabilità a servizio dell’Istituto dei Saveriani: visitatore dei seminari in Italia inviato dalla Congregazione Vaticana, Rettore del Seminario di Zelarino, contemporaneamente la specializzazione in psicologia e scienze dell’educazione, di nuovo la visita ai seminari, Rettore a Salerno e direttore del mensile dell’Istituto. Tanti altri frammenti di esperienza e di storia si nascondono nella fedeltà al quotidiano.
Approda a Bergamo mentre continua la visita ai seminari in Italia e inizia una vivace e dinamica collaborazione con il Centro Missionario Diocesano che continua tutt’ora.
Dalla sua penna nascono interessanti articoli e riflessioni, negli incontri trasmette passione e competenza, con la più grande disponibilità alla collaborazione e all’elaborazione “frizzante” di percorsi e approfondimenti sulla missionarietà e mondialità.
L’assegnazione del premio vuole essere un riconoscimento per la sua intensa attività nell’Istituto Saveriano e, particolarmente, nella nostra diocesi a beneficio dei gruppi missionari, delle comunità e dell’animazione missionaria diocesana.
Un missionario sulle nostre strade.
Don Mario Cassera
Il 21 giugno 1980 Mario diventa sacerdote nella Cattedrale di Bergamo per mano del Vescovo Giulio Oggioni, è nato a Cene il 10 gennaio 1954.
Lo attende il quartiere del Sacro Cuore dove la chiesa è un capannone e l’oratorio un vagone ferroviario. L’esperienza di una comunità in costruzione alla ricerca della propria identità in periferia della città è uno stimolo per una pastorale “in uscita”, aperta alla novità e sperimentazione.
Nel 1989 diventa arciprete di Santa Brigida e successivamente anche parroco di Cusio. Nel 2000 lascerà la parrocchia per studi a Roma e negli Stati Uniti.
L’esperienza missionaria lo condurrà in Myanmar dal 2004 al 2011 come affiliato al P.I.M.E. e, dal 2012, ad Algeri come sacerdote fidei donum.
Nella ricchezza di questo percorso don Mario ha maturato la consapevolezza di un dono, quello del sacerdozio, da spendere senza riserve anche in situazioni di precarietà e disagio. L’Asia nella sua complessità sociale e politica, l’Algeria nella ricerca di una convivenza pacifica e significativa di religioni diventano luoghi di testimonianza nel servizio.
Il premio dedicato a papa Giovanni, oltre che riconoscere il servizio prezioso di don Mario, diventa un segno di vicinanza e partecipazione a popolazioni che sono chiamate a testimoniare la fede in situazioni di minoranza e talvolta di persecuzione.
A don Mario il grazie della nostra diocesi per la sua testimonianza sacerdotale.
Suor Margherita Ravelli
Nasce a Orio al Serio il 29 gennaio 1949. Rimane in famiglia che aiuta con il suo lavoro di domestica in città fino all’età di 19 anni.Il 19 settembre 1968 entra nella famiglia delle Suore Sacramentine, pronuncia i Primi Voti il 15 agosto 1971 e quelli Perpetui il 4 settembre 1976.
Ottiene poi il diploma di scuola Magistrale. Torino e San Severo a Foggia la vedono impegnata come insegnante di religione e assistente di bambine orfane. Nel 1986 raggiunge la comunità di Gagliano Castelferrato a servizio della scuola dell’infanzia.
Ascoltando l’ispirazione del suo cuore missionario, nel 1997 parte per il Malawi dove la ritroviamo nelle comunità di Ntcheu.
Ama tutti con grande tenerezza e ai bimbi trasmette la sua serenità, la gioia del suo sorriso lieto e la forza ricca di bontà. È colpita dal comportamento della gente che vive nella vera povertà, manifestando dignità sia nella gioia, sia nelle fatiche del quotidiano. Adulti e piccini ricordano il suo umorismo, le sue immancabili battute di spirito e quel suo modo di fare solare spontaneo e allegro che la contraddistingue. Il senso pratico, l’entusiasmo, l’ottimismo, la benevolenza e un grande amore per Cristo Signore sono il motore segreto della sua vita movimentata e fruttuosa.
Muore il 4 settembre 2014 in un disastroso incidente stradale. È tumulata presso la grande croce, situata nel giardino della casa di Ntcheu.
In lei la gratitudine della nostra Chiesa, attraverso questo premio, per tutti i missionari che hanno perso la vita nel loro ministero.