Sentimenti dalla Missione: Nuove Testimonianze da Anzaldo (Bolivia)
Riprendo alcune emozioni e considerazioni nate dopo la campagna medica realizzata al Nord Potosì introducendomi dicendo che certe azioni sono possibili se appoggiate perché la sola buona volontà non è sempre sufficiente. L’appoggio economico di molti amici e dell’Associazione WebSolidale è importante per mettere in atto questi spostamenti. In forma anticipata e doverosa ringrazio per il sostegno offertoci.
L’azione è spinta dalla decisione di arrivare in posti poveri per offrire servizi efficienti e validi che la popolazione apprezza e attende. Per facilitare la comunicazione, mi sembra più interattivo farmi domande per dare personali risposte e trarne una lettura più interessante.
Perché un’attenzione ad un altro dipartimento?
Perché rimane una regione confinante ed estremamente povera. La conosciamo da anni per i pazienti che ci portano d’emergenza in Ospedale gli infermieri ausiliari e i medici di quelle regioni quando transitano in ambulanza diretti alla città di Cochabamba. Trovando il nostro Ospedale a metà cammino, che è l’unico di queste zone con risoluzione chirurgica, comprendendo le aree lontane del sud Cochabamba e nord Potosì, accorciano le distanze e i rischi per il paziente quando la nostra capacità di risoluzione dell’emergenze è appropriata per soccorrere adeguatamente quanti stanno perdendo la vita.
Raccontaci qualche emozione forte di emergenza che ti ha impressionato la memoria.
Sono forti le emozioni suscitate dal ricordo di alcune emergenze per salvare una vita con i mezzi a nostra disposizione. Sono casi di incidenti che succedono sulla strada quando un automezzo precipita fuori strada in un burrone. I primi feriti con vita li vediamo noi. Quando sono emergenze di un addome acuto o un sanguinamento grave senza soluzione medica, gli infermieri ausiliari del posto accompagnano il loro assistito. Ci raccontano che non è facile convincere le persone per la soluzione chirurgica per il trasporto in ambulanza. Quando si parla loro di un intervento chirurgico, rimane ancora radicata una forte paura del rischio per la vita e il loro pensiero ricorre preferibilmente ai curanderos. La paura rimane quella di non poter poi svolgere regolarmente le normali attività della vita.
Ricordo le immagini di quando riceviamo alcuni pazienti gravi con addome acuto, quando scendono dall’ambulanza con sforzo, come arrivati a destino e, camminando incurvati dal dolore per la sofferenza, con occhi supplicanti per l’agonia sofferta da giorni e lo scomodo trasporto che, quando va bene, supera sempre le tre di viaggio, ci vedono come l’unica salvezza per la vita. Quando se ne vanno curati e guariti, un gesto grande e ancora ricco di sorpresa e di gratitudine rimane il baciarci le mani.
Quali le differenze tra un Ospedale della città e quello creato in Anzaldo?
Il nostro ausilio, (a detta di quanti ci riportano i commenti dei campesinos che da qui sono passati e curati nell’Ospedale di Anzaldo), è molto apprezzato e rispettato per l’accoglienza da parte di tutto il personale che si sforza a ricevere paziente e famigliari accompagnanti. Si comunica con la loro lingua originaria (quechua) e si permette al famigliare perché possa rimanere a fianco dell’operato durante la degenza post-operatoria. Per questo disponiamo di una brandina che si stende vicino al letto insieme ai monitores. Ma la differenza sostanziale rimane il trattamento economico per i malati che arrivano da zone lontane e che non hanno la disponibilità per pagare l’intero trattamento chirurgico che non è coperto da nessuna assicurazioni essendo la sanità boliviana privata e a pagamento.
Che importanza acquista l’azione sorretta dalla Fede?
Vado dicendo che certe azioni prima che per Carità si devono fare per Giustizia. Non c’è come restare in questi ambienti che si vede che questo è vero. La Fede nella mia vita rimane un appoggio e un’ orientazione importante che serve a me e a quanti attorno leggono dei segni, compresa la mia famiglia. Non troverei motivazioni alcune per sacrificare e dare impegno e tempi se non trovassi la passione che viene dal profondo, dall’educazione ricevuta, dalla tradizione, dalla Fede che non ho mai trascurato di coltivare anche con la preghiera. In questo mese di maggio, non mi sento fuori luogo, sedermi con le mie quattro figlie e la moglie per recitare il rosario; si respira armonia, si passa un silenzio composto di qualcosa che è superiore a noi, qualcosa di non fuggevole che rimane. Nella Fede rivedo i volti delle persone povere in difficoltà, rivedo certe azioni fatte senza il chiasso e l’apparenza, rivedo il dolore di chi soffre senza cura. E apprezzo amici e vicini che sostengono per fare meglio, per aiutare e dimostrare senza stanchezza che siamo forti insieme e, seppur piccolo e poco, qualcosa si sta cambiando.
Qual è la missione che ti impegna?
La Fede genera forza ed è grande sentire il “pieno” di questo Dono. Continuare i passi scelti è sempre una crescita. Questo posto nessuno me l’ha assegnato ma l’ho scelto per un servizio a questa povera gente. Nell’esercizio delle virtù, apprendo che ogni atto di Carità che doniamo, ci avvicina al Signore che anche dai nostri limiti sa ricavare e trasformare tutto in Bene e Grazia. Sentire di essere Dono per gli altri, diventa una personale serenità, capace di abbellire i giorni dell’esistenza e appassionare con maggior attenzione. Ora è il momento di testimoniare e passare con i fatti e senza titubanze, le virtù che si credono vere. Ogni gesto curato e offerto con carità e impegno, manifesta una squisita presenza del Signore nella nostra vita Questo si coglie meglio nelle azioni della Carità quando ci coinvolgiamo con gli altri. Il Bene non è una risultante di parole. E’ convinzione che si manifesta con i gesti, i fatti, le decisioni da prendere con coraggio di fronte a situazioni che si presentano sempre con nuovi volti e che chiedono di restare a fianco di coloro che sono meno protetti da sicurezze. È l’inclinazione per un modo di fare che ci impasta nella storia della gente e diventa anche una parte della nostra storia e ci fa più capaci di atti di carità che ci avvicinano a Dio.
In sostanza sono certo che in nostri risultati non sono importanti quanto il sentire un cuore rallegrato e leggero per aver compiuto e assaporato l’Opera del Signore con noi. Perché la Missione è un suo Dono, la Missione è una Sua opera. A noi rimane la gioia di sentirci partecipi e sentire il Signore vicino nella giornata, come dono di amicizia che eleva lo Spirito donando la bella forza della Speranza.
- 8 Maggio 2012Sostegno al dottor Pietro Gamba e al suo ospedale