Storia per i ragazzi a Natale 2007
Prima Settimana di Avvento
Le Storie dei Profeti
C’è un vecchio seduto fuori dalla sua casetta, alla periferia di Gerusalemme. Non parla con nessuno, se ne sta tutto il giorno con gli occhi chiusi: forse dorme, forse prega in silenzio. Ormai chi passa per la strada non ci fa più caso: è come una statua immobile che lentamente si copre di polvere. Il vecchio ha la barba lunga che gli nasconde la bocca, il mento e buona parte del corpo. Sulla fronte tiene una scatoletta che custodisce alcune parole della Bibbia, sono i filatteri, il segno degli ebrei pii che hanno sempre con sé la parola del Signore. Qualcuno ricorda che è stato un sacerdote del tempio, tanto tempo fa, adesso non fa più niente se non stare seduto.
Forse sta aspettando qualcuno?
All’improvviso si sentono delle grida concitate: sono dei ragazzi del quartiere che stanno rincorrendo un agnello. È scappato dall’ovile: devono riportarlo indietro. Mentre cercano di catturarlo si divertono anche un sacco. Corrono a perdifiato per le stradine della città: tutti si spostano per lasciarli passare, ma l’agnello è più veloce: se non lo fermano al più presto lo perderanno! Corrono in su e in giù, eccoli nella stradina dove sta seduto il vecchio sacerdote.
I ragazzi, senza volerlo, lo urtano in malo modo, l’hanno svegliato? Gli hanno fatto male? Sono pronti ad essere rimproverati: tutte le volte che combinano un guaio c’è qualcuno che li sgrida urlando quanto sono insopportabili, maleducati, pasticcioni. Anche se non l’hanno fatto apposta! Adesso prenderanno una sfuriata. Il vecchio per strada si sarà arrabbiato un sacco. Per non sentire le urla i quattro amici si tappano le orecchie ma… Non sta urlando nessuno! Possibile che il vecchio non si sia accorto di niente? Tornano lentamente indietro: il vecchio è di nuovo immobile. Fermo, come se non fosse accaduto nulla: gli sarà successo qualcosa? Magari è svenuto, oppure si è davvero fatto male.
I quattro amici hanno un po’ paura: almeno quando ti sgridano puoi scappare o tapparti le orecchie, ma quando non ti dicono niente, cosa si può fare? Passo dopo passo, in fila, i ragazzi ritornano lungo la strada tenendo fisso lo sguardo sul vecchio.
Perché non ha reagito? Perché non li ha sgridati? Eli, il più coraggioso, si ferma davanti al vecchio. Non sa se toccarlo oppure no. “Chiedigli se sta bene”, gli sussurra Tobi in un orecchio. “Già, e magari è anche sordo”, ribatte Ruben.
Parlano tutti a bassa voce e si guardano in giro, pronti a scappare all’occorrenza. Eli fissa il vecchio con aria di sfida: chi è quest’uomo misterioso?
Prima che Eli possa dire una sola parola ecco che dalla lunga barba del vecchio escono delle parole: “Mio giovane amico, nei tuoi occhi vedo la spada di Sofonia“. Tutto si aspettavano i quattro amici tranne che questo! Cosa ha detto? Ha parlato di spade di Sofonia? “Mi scusi, sta parlando con me? Perché non ho capito bene cosa mi ha detto”. “Si, stavo proprio parlando con te. Tu mi ricordi il profeta Sofonia“. “E chi è questo profeta?”. Il vecchio seduto fece un respiro profondo e rispose: “Sofonia è stato un profeta, un uomo a quale Dio parlava nel segreto del suo cuore. Sofonia è vissuto tanti secoli fa. Di notte ascoltava le parole di Dio e di giorno le ripeteva a tutti coloro che erano disposti ad ascoltarlo”.
“Ma cosa c’entro io con Sofonia?”, chiede Eli. “Sofonia doveva combattere contro il suo popolo, che aveva dimenticato tutti i doni ricevuti da Jhwh, e contro il re che perseguitava i profeti uccidendoli. Tu sei un guerriero, uno che ha coraggio e non si tira indietro. Infatti tu sei il primo che è tornato qui: i tuoi amici ti hanno mandato avanti. Il profeta Sofonia ha vissuto così: in modo coraggioso! Non ha avuto paura di dire ai suoi concittadini che dovevano convertirsi perché stavano facendo il male, non stavano vivendo secondo la volontà di Dio”. “E ci è riuscito? Ce l’ha fatta a convincerli?”. Il vecchio sorride a questa domanda: i ragazzi lo stanno ascoltando interessati. “Si, Sofonia ce l’ha fatta a cambiare il cuore del re Giosia. Giosia era re di Israele: suo padre e suo nonno erano stati dei pessimi re: avevano abbandonato la fede di Abramo, tutto sembrava dimenticato. Ma Dio ha chiamato Sofonia e gli ha affidato una spada per convertire il suo popolo”.
“Com’è la spada di Sofonia?”, chiede Eli, “D’argento, tempestata di pietre preziose e più dura del diamante?”. “No, mio caro, la spada che Dio ha consegnato a Sofonia non era una spada che uccide, ma una spada che ferisce i cuori per farli guarire dal male. La spada di Sofonia è la parola stessa di Dio che mostra le bugie, le cattiverie, l’egoismo delle persone. Chi ascoltava Sofonia ascoltava Jhwh, questa è la strada della conversione, per imparare ad essere umili. Sapete cosa rappresenta l’umiltà?”.
I quattro ragazzi scuotono la testa senza aprire bocca. “La terra rappresenta l’umiltà. Prendete in mano un mucchietto di terra e guardatelo bene: cos’è? Non è prezioso e nemmeno d’oro, eppure da questa terra può nascere una spiga di grano, una pianta da frutto. Dalla terra nasce la vita dei figli di Dio”. Quante cose che ha raccontato il vecchio, è proprio un vecchio saggio!
“E io a chi assomiglio?”, chiede ad un certo punto Ruben.
Seconda Settimana di Avvento
Le Storie dei Profeti
Il vecchio sacerdote sorride con gli occhi, poi dice: “Tu, invece, sei il più piccolo tra i tuoi amici. Sai che c’è un profeta che è stato scelto quando era molto giovane? Aveva pochi anni in più di te il giorno in cui Dio l’ha chiamato nel tempio. Il suo nome è Isaia“.”E chi è il profeta Isaia?”, chiede Ruben incuriosito. “Isaia è il profeta più giovane che ha ricevuto la vocazione da Dio. Era così giovane che non sapeva cosa dire, non conosceva le parole giuste per parlare con Dio e di Dio”.
“E allora cosa ha fatto?”, “Isaia ha balbettato di non essere in grado, ma un angelo lo ha raggiunto con un pezzo di carbone incandescente e gli ha toccato le labbra: da allora le sue labbra sono state sempre al servizio di Dio. Il Signore dei cieli non guarda all’età delle persone, ma al loro cuore”. “Allora, anche se sono solo un ragazzo posso essere scelto sa Dio?”, “Si, hai detto bene. Chi è giovane ha nel cuore una speranza più grande, una speranza che gli adulti e i vecchi perdono facilmente.
Isaia era giovane quando, vedendo un tronco secco, ha riconosciuto che in esso c’era ancora tanta vita da fare germogliare un nuovo albero. Chiunque avrebbe concluso che era un tronco morto, buono solo per essere bruciato. Ma lo sguardo di Isaia era uno sguardo giovane e le sue parole erano benedette da Dio. Il germoglio nato dal tronco verde è il segno del Messia, della promessa fedele di Jhwh”. ma l’agnello è più veloce: se non lo fermano al più presto lo perderanno! Corrono in su e in giù, eccoli nella stradina dove sta seduto il vecchio sacerdote.
“Isaia vedeva ciò che accadeva nel futuro?”, chiede ancora più interessato Ruben, “Si, Isaia era capace di dire quale sarebbe stato il futuro, perché aveva fede in Dio e sapeva che la sua fedeltà non viene mai meno. Il compito dei profeti è di ricordare il passato, di mostrare il presente e di annunciare il futuro secondo la volontà di Jhwh. Isaia non era un uomo con poteri speciali, era un ragazzo come voi. La sua forza stava nell’essersi messo in ascolto di Dio: averlo ascoltato con tutto se stesso lo ha reso non solo un profeta, ma anche un poeta, un uomo capace di dire con le parole ciò che non si vede e che non si può toccare, ma che si sente dentro all’anima”. Le storie del vecchio saggio sono davvero affascinanti. Nessuno aveva mai parlato loro in quel modo. I ragazzi sono a bocca aperta ad ascoltare quando anche Tobi, che se ne sta dietro a tutti, dice ad alta voce: “E io chi sono?”.
Terza Settimana di Avvento
Le Storie dei Profeti
“Già, tu chi potresti essere dei profeti?”, il vecchio fissa intensamente Tobi, sta forse guardando dentro al suo cuore? “Tu sei quello che prima, quando correvate, urlava più di tutti, ti ho sentito. C’è un profeta che gridava senza paura quello che Dio gli aveva detto in segreto. È vissuto da queste parti fino a poco tempo fa. Il suo nome era Giovanni, ma tutti lo chiamavano: Battista“.”E perché gridava?”, “Perché voleva che tutti lo sentissero, anche i più distratti e indaffarati.Egli annunciava che il Messia, il Salvatore promesso da Dio da tanti secoli, stava per arrivare, che mancava poco alla sua venuta e che bisognava prepararsi rinnovando il cuore e la vita”. “E ci riusciva?”.
“Si, erano tante le persone che scendevano da Gerusalemme e dai villaggi vicini per giungere al Giordano, dove Giovanni stava. La gente gli chiedeva come doveva vivere secondo la volontà di Dio e molti mettevano in pratica le sue parole. Altri invece se ne andavano via delusi perché Giovanni pretendeva troppo. D’altra parte lui stesso viveva in povertà e in penitenza: mangiava pochissimo, solo quello che trovava per strada, e si vestiva di pelli, invece che con tessuti comodi e morbidi”. “Perché faceva così?”, chiede incuriosito Tobi.
“Per Giovanni Battista l’unica cosa importante era annunciare la parola di Dio, così tutto il resto non gli importava, non sapeva cosa farsene. Non si preoccupava di cosa avrebbe mangiato, né di come si sarebbe vestito: sapeva che Dio avrebbe procurato per lui il necessario, così come fa con gli uccelli del cielo e i gigli del campo. La gente si accorgeva che in lui c’era una grande passione, un fuoco che lo divorava dentro all’anima, per questo si fidava e lo seguiva”. “E perché lo chiamavano Battista?”.
“Come vi ho già detto, Giovanni stava presso il fiume Giordano. Qui invitava le persone a immergersi in acqua per ricevere il battesimo di penitenza: si toglievano la polvere dalla pelle e il peccato dal cuore. Tutti i giorni c’era una fila di gente che aspettava di poter entrare nel fiume e venire battezzata da Giovanni. Ecco perché veniva chiamato Battista, cioè ‘colui che battezza'”. Quante storie sapeva questo vecchio e com’era bravo a riconoscere i profeti in ciascuno di loro. “Adesso manca solo Caleb, guardalo bene! Lui che profeta è?”
Quarta Settimana di Avvento
Le Storie dei Profeti
“Ecco l’ultimo, bene, cosa ti piace Caleb?”. Il ragazzo guarda gli amici chiedendo aiuto con lo sguardo, poi, con un filo di voce dice: “Mi piacciono i campi, quelli maturi, pieni di spighe di grano”. Il vecchio sorride: “È molto bello ciò che hai detto: sono pochi quelli che sanno vedere la bellezza nelle cose semplici! Secondo me tu assomigli al profeta Michea.
Sai, era cresciuto proprio in mezzo ai campi intorno al suo villaggio. Li guardava e vedeva in essi la promessa della pace e dell’abbondanza. Un campo pieno di spighe mature è segno della benedizione di Dio”. “Ma era un contadino Michea?”, chiede Caleb, sempre timoroso, “Forse lo è stato, ma quando Jhwh lo ha chiamato per diventare profeta, invece che arare e seminare campi ha cercato di arare i cuori della sua gente e di seminare la parola di Dio. Michea ha annunciato la venuta del Messia, di più, ha detto che sarebbe nato a Betlemme. Betlemme è un piccolo villaggio circondato da campi di grano, infatti il suo nome significa ‘casa del pane’. Michea quando lo vide rimase senza parole: era un posto bellissimo, capì che non c’era casa migliore in cui sarebbe potuto nascere il Messia e lo disse a tutti”.
Mentre il vecchio racconta, ai ragazzi sembra proprio di vedere i campi maturi intorno a Betlemme. “Dovete però sapere che il tempo in cui è vissuto Michea era un tempo di guerre e ingiustizie. Per questo denunciava la prepotenza dei padroni che sfruttavano il lavoro dei contadini poveri, dei suoi fratelli, perché non c’è pace senza rispetto ed equità.
La pace è un dono di Dio, ma è anche una conquista dell’uomo che deve essere giusto con tutti. Michea, chiedendo la giustizia per i contadini, prometteva la pace di Dio, la pace per ogni uomo. Così le lance che in guerra servono per uccidere, possono diventare delle falci con le quali si miete il grano. Ognuno di noi deve imparare a cambiare ciò che dà morte e dolore in ciò che dà vita e gioia”. Il vecchio fa silenzio: ha terminato i suoi racconti, chiude gli occhi e torna immobile come prima. Ai ragazzi spiace lasciarlo, ma forse vuole dormire perché è troppo stanco. Eli si fa avanti un’altra volta e chiede: “Ma perché sono importanti i profeti che sono vissuti tanto tempo fa?”. da Giovanni. Ecco perché veniva chiamato Battista, cioè ‘colui che battezza'”. Quante storie sapeva questo vecchio e com’era bravo a riconoscere i profeti in ciascuno di loro. “Adesso manca solo Caleb, guardalo bene! Lui che profeta è?”
Santo Natale
Le Storie dei Profeti
Il vecchio apre di nuovo gli occhi e guarda i ragazzi. “I profeti sono coloro che hanno ascoltato la voce di Dio e hanno parlato alla gente del loro tempo, così come parlano a noi oggi. Per quante parole abbiano detto e scritto, il loro insegnamento più grande resta quello dell’ascolto: ognuno può udire la voce del Signore nel proprio cuore. Ciascuno di voi, nel suo piccolo, può essere un profeta chiedendo la giustizia e la pace, vivendo con semplicità e rettitudine. Ecco perché è importante conoscere e ricordare i profeti, anche se sono vissuti tantissimo tempo fa”. C’è un momento di silenzio, forse il vecchio saggio ha finito? “Ma c’è un altro motivo, ancora più grande e misterioso, per il quale dobbiamo conoscere le parole dei profeti.
Esse annunciano la venuta del Messia, del Figlio di Dio che mantiene la promessa di non lasciarci mai soli. Il Messia è nato a Betlemme: si chiama Gesù. La sua vita è stata come l’hanno annunciata i profeti: una vita di pace, di giustizia, di grazia, di bontà, di servizio, di preghiera. Gesù è il Messia, il Figlio che ha insegnato a chiamare Padre il Dio che è nei cieli. La festa per Gesù sarà grande nei nostri cuori se conosceremo le parole di speranza dei profeti e le vedremo compiersi in Lui”. “Grazie, grazie per i racconti che ci hai regalato… ma tu come ti chiami?”, chiede Tobi curioso.
“Io mi chiamo Zaccaria, che significa ‘Dio ricorda’. Nel mio nome c’è il segreto della mia vita: io sono qui per ricordare. Ho vissuto tutta la mia vita nel tempio di Gerusalemme pregando e servendo il Signore. Adesso sono troppo vecchio per fare qualsiasi cosa, ma non per ricordare e raccontare. Quando chiudo gli occhi io ricordo la mia vita e la storia del mio popolo, quando li apro vedo compiersi la promessa del Signore, ogni giorno.Adesso andate, forse riuscirete a ritrovare quell’Agnello: seguitelo!”.