Ottobre: Missione Compiuta
Note a margine di un ottobre "ancora" dedicato alle missioni
Si conclude il mese di ottobre, mese dedicato in particolare alle missioni, sotto la speciale protezione di Maria. Novembre si presenta con il volto dei Santi ed il ricordo dei defunti, poi corre via quasi come già assorbito dall’imminente Natale.
Il disegno di questo tempo è degno di tutta l’intensità di colore di Dio e di tutta la passione dell’uomo. È un opera d’arte che incrocia devozione popolare, profondità liturgica, verità teologiche, intense emozioni, desideri condivisi, speranze invocate. Un vero capolavoro dentro il quale abbiamo scritto dal cmd al gruppo, dai missionari alle parrocchie, tante e diverse iniziative mentre il mondo viveva la sua quotidianità.
È successo un po’ di tutto: si sono consumati ancora scenari di guerra, talvolta con una crudeltà non indifferente con la pretesa di essere legittimati; la terra ha tremato provocando ancora morti e disastri nella comprensibile rabbia di chi si sente derubato dall’incuria e dalla mancanza di responsabilità di altri; le borse hanno altalenato con intensità bruciando milioni di euro in un batter d’occhio e, quel che più conta, piegando ancora di più, sotto il peso della miseria, quelli già poveri ampliando il divario della forbice a beneficio dei ricchi; le multinazionali fanno il bello e brutto tempo, la disoccupazione avanza e lo sfruttamento dei lavoratori diventa quasi un motivo di vanto per la capacità di non corrispondere il dovuto.
Anche in questi giorni non sono mancati segni di speranza. Hanno fatto meno rumore, ma ci sono stati. La discrezione mi impone di non citarne troppi, però qualche libertà me la prendo. La solita signora del bollettino postale ha mandato la sua offerta mensile per i bambini dell’Uganda, costantemente 30,00€; i giovani si sono trovati attorno ad un tavolo per un giorno intero a riflettere sul mondo, in fase di globalizzazione, e le prospettive di uno sviluppo, intriso di umanità, con un orizzonte legato alla cooperazione; un missionario è stato ucciso sul campo, qualcosa di orribile, ma anche di incredibilmente evangelico, qualcosa che esprime fino in fondo la radicalità della missione.
Il disegno, così com’è mi affascina ed interroga. Credo che questo mese missionario abbia a buon titolo esercitato la possibilità di proiettare il cuore, le mani e la vita intera nel mistero di Dio.
I pastrocchi della politica, di qualsiasi colore e tendenza, le prevaricazioni dell’economia e dell’interesse privato, il disinteresse per il bene comune e la carenza di valori educativi, corrono il rischio di chiudere l’orizzonte in uno spazio asfittico e devastante.
Una voce profetica è desiderio vivo di ogni uomo, che ritenga indispensabile essere uomo fino in fondo.
La missione ci offre un sconfinato limite di confronto che fa appello ad esperienze umane e culturali delle più svariate e ricche. La missione è profezia.
Ritrovo, allora, esperienze di santità che hanno camminato per il mondo. C’è chi ha sentito il bisogno di sceglierne alcune ed indicarle come paradigmi da seguire. Far dei nomi è imbarazzante, perché può sembrare di esaltare qualcuno a scapito di altri. Sarebbe interessante che ciascuno si mettesse a far scorrere il calendario, quello che riporta ancora il nome dei santi e non solo ricette di cucina, per ritrovare un esercito della salvezza che, in ogni tempo, ha saputo dialogare con l’attualità e realizzare la propria missione.
Se la memoria regge è facile indagare nel mondo di chi ci è stato caro, di chi ha accompagnato la nostra crescita e maturazione, di chi, al di là della morte, riesce ancora a darci fiato e fiducia. Un ricordo appassionato che svela tutto il segreto della riconoscenza, perché quello che siamo è anche opera di chi ci ha accompagnato su diversi fronti di scoperta e responsabilità. Veniamo da una storia segnata dalla caducità, ma radicata nella vita.
Correre verso il Natale diventa spontaneo. Mistero che ci appartiene nella misura in cui sappiamo scoprire la profondità del dono ricevuto è l’evento dell’Incarnazione. Segno indiscusso di una missionarietà capace di ricomporre il mondo nello spazio e nella dinamica della creazione, ci interroga con attese e desideri di vita per ciascun uomo, attesa di redenzione.
Il disegno, dall’ottobre al Natale, si presenta dunque con tutto il suo splendore e la sua provocazione.
Abbiamo fatto bene a riprendere in mano la missione in questo mese? È servita la Giornata Missionaria Mondiale con tutte le iniziative che l’accompagnano? Valeva la pena insistere ancora di più?
Tante altre ancora potrebbero essere le domande per aiutarci a mettere in crisi l’animazione missionaria. Niente peggio della superficialità nell’urgenza di trovare delle risposte.
A lungo andare ci rendiamo conto che, ancora una volta, torna l’urgenza di quella conversione pastorale che solo può rendere missionaria la parrocchia.
L’annuncio del Vangelo è condizione indispensabile. È luogo di estrema novità, è possibilità di vera profezia. È missione compiuta nella misura in cui intercetta la vita dei singoli, responsabilizza la comunità, rivela il volto paterno di Dio.
Uno spazio di umanità si distende da ottobre in poi, un panorama di condivisione e corresponsabilità, un’esperienza di fede coinvolgente e profetica.
La conversione missionaria della parrocchia ha bisogno di profezia, ha bisogno di guardare dentro il mistero di Dio con lo sguardo segnato dalla realtà dell’uomo, dalla sua carne, altrimenti riduce tutto a vaga spiritualità.
C’è un uomo che piange perché ha perduto il posto di lavoro. C’è un uomo che soffre per una malattia straziante. C’è un uomo che fatica ad inghiottire il boccone dello sfruttamento. C’è un uomo che reprime il suo desiderio di sincerità per non compromettere rapporti istituzionali. C’è un uomo… e ci sono anche tante donne segnate da queste storie.
Profezia è lasciarsi afferrare dai “segni dei tempi” per affacciarsi, attraverso l’uomo, sulla soglia del mistero di Dio e comporta il rischio di varcare la soglia. È la missione che ci tormenta in questo passaggio. La missione che abbiamo incontrato nel mese di ottobre sul volto dei suoi testimoni e nel cuore dell’intensa preghiera che abbiamo vissuto.
È tempo di andare altrove. Missione compiuta!
don Giambattista Boffi
direttore centro missionario diocesano