Concilio Vaticano II e la missione
Era l’imbrunire, “mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste…”(Atti 2,1), alla finestra del Palazzo Apostolico, illuminata da una luce dal fondo della stanza, si affaccia il Papa. Angelo Giuseppe Roncalli, eletto come papa di transizione, chiama la Chiesa intera a vivere un’esperienza eccezionale, convoca una riunione di Vescovi fino ad allora impensabile e chiede a tutti di guardare in alto, di rimettere in gioco il cuore con i piedi ben fermi sulla terra. Un evento meraviglioso, profetico e davvero di “transizione”.
L’avventura del Concilio ripropone alla Chiesa la strada del povero e lo incrocia, ovunque si trova, nella fatica di sbarcare il lunario, mentre arranca nella ricerca di un senso, desideroso di disegnare un presente che apra prospettive future.
Sono immagini indimenticabili, colme di emozione, quelle che vedono i Padri Conciliari varcare la porta della Basilica di San Pietro ed il vecchio Papa, immerso nei fasti di un passato con il suo sorriso capace di spogliare ogni trionfalismo, che benedice con la soddisfazione di chi ammira il mondo affidandosi alla provvidenza.
Un sogno, un desiderio, una convinzione diventava realtà: sempre più ancorata alla forza del suo Signore la Chiesa cercava lo stile per farsi compagna di strada all’uomo contemporaneo.
La pastorale era una preoccupazione perché non si perdesse quel desiderio profondo che i credenti portavano nel cuore e poi la sfida prendeva il volto della missione. Portare il Vangelo ad ogni uomo è identità naturale della Chiesa, è la sua ragion d’essere.
Ecco perché da quell’assise così solenne gli occhi volgono lo sguardo alla banchina del porto di Genova. Un altro contesto, una valigia di quelle di una volta, due preti con tanto di tonaca nera, un biglietto di andata per la Bolivia. Anche questa un’avventura segnata dalla provvidenza. Oggi dopo 50anni non possiamo che riconoscere la mano di Dio che ha guidato la nostra Chiesa in questa esperienza di cooperazione e di scambio. Non possiamo che dire grazie guardando avanti.
Certo le sfide che ci attendono, la realtà in cui viviamo, la bellezza che si sprigiona dal Vangelo, l’entusiasmo di condividere nella comunità e poi tutto quello che l’umanità soffre a spera, ama e combatte, questo vasto orizzonte è ragione d’impegno missionario.
Abbiamo tagliato un traguardo, ci ripresentiamo convinti e sereni sul fronte della missionarietà e sentiamo crescere dentro il desiderio di continuare a comunicare il Vangelo.
Non perdiamo occasione: la giornata missionaria mondiale, i convegni diocesani per il 50esimo e poi l’impegno ordinario fatto di preghiera e disponibilità, affetto e passione.
Auguri, dunque, alla “missione diocesana” che fa parte della nostra storia e del nostro futuro!
Don Giambattista Boffi
direttore CMD